San Benedetto verso l’anno 529 fondò l’abbazia di Montecassino nell’acropoli che si ergeva sul monte dell’antico castrum Casinum, sembra che egli abbia ottenuto quell’edificio pubblico grazie all’appoggio delle famiglie locali più in vista e con il beneplacito delle autorità ecclesiastiche più vicine, probabilmente trovandosi da tempo vacante la sede episcopale di Cassino.
In questo spazio privo delle cure di un effettivo pastore san Benedetto cominciò ben presto ad esercitare opera di evangelizzazione. I primi quattro successori del santo nel governo di Montecassino furono Costantino, Simplicio, Vitale e Bonito, l’ultimo dei quali vide il monastero distrutto dai Longobardi di Zetone[1] attorno al 580[1], con il conseguente esilio della comunità monastica a Roma e la sua probabile estinzione.
Si apre a questo punto un vuoto di documentazione che termina solo intorno al 718, allorché il nobile pellegrino Petronace, proveniente da Brescia e inviato a Montecassino da papa Gregorio II, getta le basi per la rinascita dell’antico monastero, grazie anche alla politica di collaborazione tra ducato beneventano, nel cui territorio ricade Montecassino, e Sede Apostolica. E proprio il duca di Benevento GISULFO II compie nel 744 un atto epocale per il futuro dell’abbazia cassinese, facendole dono di “tutte le montagne e le pianure all’intorno”: era questo infatti il primitivo nucleo della Terra di San Benedetto, corrispondente al territorio compreso tra le contee di Aquino, Teano, Comino, Venafro e il ducato di Gaeta. Qualche anno dopo, nel 748, papa Zaccaria emetteva in favore dell’abbazia un primo privilegio di esenzione dell’abbazia da qualsiasi giurisdizione episcopale. La Sede Apostolica garantiva così in modo espresso l’opera di governo ecclesiastico degli abati cassinesi a partire specialmente da Gisulfo († 817), che in pianura aveva fondato il nuovo monastero del Salvatore costituendo in esso il centro sia dell’organizzazione curtense nella Terra Sancti Benedicti sia della futura città fondata dall’abate Bertario con il nome grecizzante di “Eulogimenopoli” (città di Benedetto), in seguito sostituito da quello di San Germano (l’attuale Cassino).
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