Abbazia di Montecassino – Chiostro dei Benefattori – Papa Vittore III

Di nobile  origine longobarda (e battezzato col nome di Dauferio), alla morte del padre si è fatto eremita, poi monaco a Montecassino, dove ha preso il nome di Desiderio. Sui 30 anni è abate; a 32 è cardinale e dovrebbe andare a Roma, ma resta nell’abbazia.

È il momento più duro del conflitto per la riforma della Chiesa e per la sua autonomia dal potere civile. Desiderio segue lo scontro fra papa Gregorio VII e il re germanico Enrico IV: quello che si è umiliato a Canossa, ma che poi ha ripreso la lotta nominando un antipapa (Clemente III).

Morto Gregorio VII a Salerno (25 maggio1085), c’è un anno di sede vacante. Nel maggio 1086 si elegge Desiderio, ma lui accetta solo nel marzo 1087. Ed eccolo Papa, ma in una Roma semidistrutta, e per una buona metà nelle mani dell’antipapa e dei suoi sostenitori tedeschi e romani; sicché a volte i riti in San Pietro sono celebrati da lui, papa Vittore; e a volte dal suo avversario, l’antipapa Clemente. Per muoversi in città ha bisogno delle scorte normanne; e se queste mancano, è l’antipapa che scorrazza. Vittore non ce la fa più, e va a cercare rifugio a Montecassino, dove poi arriva Matilde di Canossa (padrona di buona parte del Centro-Nord d’Italia) per convincerlo a ritornare, passando dall’IsolaTiberina a Castel Sant’Angelo, o a Ostia.

Si sforza di governare la Chiesa, per quello che può, e occupandosi delle urgenze più drammatiche: scomunica l’antipapa Clemente, annulla tutte le cariche ecclesiastiche conferite a pagamento. Indice nell’estate 1087 un sinodo a Benevento, e vi partecipa scendendo da Montecassino. Ma sente vicina la fine, e si lascia andare a esprimere una speranza: vorrebbe come successore il cardinale Ottone di Lagéry (che sarà eletto, prendendo il nome di Urbano II). Poi ritorna una volta ancora a Montecassino, dove trova la morte e la tomba. Montecassino, dove lui per tutti è ancora l’abate Desiderio.

 

Col suo nome monastico, il Pontefice resta una delle figure più importanti del suo secolo. A Montecassino, dopo le devastazioni saracene, gli abati si erano preoccupati solamente di rafforzare le difese. Desiderio, invece, ha voluto arricchire l’abbazia di bellezza e di operosità culturale.

Il nome di Desiderio è legato ad una grande rinascita edilizia ed artistica dell’abbazia, che fece ricostruire completamente dal 1066 al 1071, ornando la chiesa di preziosi affreschi e mosaici, anche con il contributo di mosaicisti e artefici vari provenienti da Bisanzio. Il monastero fu inoltre al centro di una intensa fioritura di studi teologici, grammaticali e retorici: in quel periodo tra l’altro furono poste le basi teoriche dell’ars dictandi ad opera di Alberico, grammatico e teologo appartenente alla stretta cerchia desideriana.

Di primissimo ordine da un punto di vista letterario è la sua opera intitolata I Dialoghi dei miracoli di San Benedetto. Desiderio scrisse quest’ opera tra la fine del 1076 e l’estate del 1079. Concepita come un’opera in quattro libri, il testo che noi conosciamo si ferma alla fine del terzo. I dialoghi raccolgono 55 miracoli per la maggior parte avvenuti nel XI secolo, raccontati sotto forma di dialogo tra Desiderio e il levita Teofilo. L’ispirazione di quest’opera deve ritrovarsi nei Dialoghi di San Gregorio Magno.

Progettista egli stesso e direttore dei lavori, per le costruzioni ha chiamato artefici dalla Lombardia, da Amalfi, da Costantinopoli e dal mondo arabo, facendo dell’abbazia anche un laboratorio di ricerca artistica. Inoltre ha raccolto scrittori e poeti intorno, aggiungendo il lavoro creativo a quello tradizionale di preservazione e diffusione del pensiero e dell’arte dell’antichità. Ha dato vita a una scuola d’arte cassinese che ha segnato poi gran parte dell’architettura del Meridione. Il culto per lui come beato è stato confermato da papa Leone XIII nel 1887.

 

Fonte:

Famiglia Cristiana

santiebeati.it

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