LE ORIGINI
La scrittura beneventana ha origine nei domini longobardi dell’Italia centro meridionale, per diffondersi poi dalla fine dell’VIII secolo nel ducato di Benevento e in tutti i centri benedettini.
Sotto il nome di “beneventana”, dunque, si riconosce la scrittura minuscola utilizzata per circa cinque secoli nell’Italia meridionale e di cui l’abbazia di Montecassino è uno dei maggiori centri di diffusione. Si sviluppa a partire dall’VIII sec. e cade in disuso verso la fine del XIII.
Prima di essere sostituita dalla minuscola carolina, la scrittura beneventana viene usata in centri monastici da Montecassino a Cava, da Capua a Benevento, e poi a Napoli, Salerno, Bari.
LE CARATTERISTICHE
Tra le caratteristiche che la distinguono dalle altre scritture, la più riconoscibile è la forma tondeggiante delle lettere accostate tra loro. La beneventana presenta, inoltre, delle abbreviazioni e una punteggiatura caratteristici, come ad esempio alcune forme particolari nell’uso del punto e del punto interrogativo.
I MANOSCRITTI IN BENEVENTANA
Un importante numero di manoscritti in beneventana giunti fino a noi, comprende libri di grammatica, come il prezioso codice 299 custodito nell’Archivio dell’abbazia di Montecassino, contenente l’ Ars grammatica di Ilderico (IX secolo).
È solo grazie al lavoro dei copisti cassinesi se ci sono pervenuti alcuni classici latini unicamente in scrittura beneventana, come il De lingua latina di Varrone. In scrittura beneventana troviamo, inoltre, anche manoscritti di medicina, di teologia, di storia e di argomento liturgico.
A Montecassino sono conservati oggi 232 manoscritti in beneventana, buona parte dei quali è stata compilata proprio nel suo scriptorium .