SANTI FAUSTINO E GIOVITA martiri

Questi due nobili giovani bresciani intrapresero insieme la carriera militare nel II secolo d.C. e divennero cavalieri, ma presto si convertirono al cristianesimo, dedicandosi all’evangelizzazione: Faustino come presbitero e Giovita come diacono. Temendo però che il cristianesimo si diffondesse troppo, i potenti della città convinsero il governatore Italico a disfarsi di loro, ma costui ritardò la loro cattura. Morto traiano, il successore Adriano li fece arrestare e ordinò che fossero dati in pasto alle belve. Ma le tigri si accovacciarono mansuete ai loro piedi: miracolo che fece convertire molti spettatori, tra cui Afra, la moglie del governatore, che a sua volta subì il martirio e venne proclamata santa. Faustino e Giovita furono allora messi al rogo, ma il fuoco non li sfiorò. Anche il tentativo di farli sbranare dalle belve del Colosseo fallì, per cui inviati a Napoli furono lasciati in balia del mare su una barchetta che gli Angeli riportarono a riva. L’imperatore ordinò il loro rientro a Brescia, dove il prefetto ne ordinò la decapitazione.

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